Compositore italiano. Figlio di
Alessandro, che ne intuì subito le enormi potenzialità, già
a 16 anni venne nominato organista e compositore della cappella reale di Napoli.
Nel 1702, dopo un breve soggiorno a Firenze con il padre, dimostrò il suo
talento teatrale a Napoli, rappresentando
L'Ottavia ristituita al trono.
Più tardi giunse a Roma, ove la vita teatrale tuttavia languiva, specie
dopo la chiusura delle sale durante il pontificato di Innocenzo XII. Grazie a
una raccomandazione scritta di Fernando de' Medici,
S. si trasferì
a Venezia, dove l'ambiente musicale era assai più stimolante:
studiò con Gasparini, conobbe il Roseingrave, Vivaldi e Haendel.
Rientrato a Roma nel 1708, fu attivo dall'anno seguente al servizio di Maria
Casimira, regina di Polonia, per il cui “teatro domestico” compose
molte opere. Celebri furono la
Tetide in Sciro (1712) e
Amor d'un
Ombra (1714). Nel 1714 divenne maestro di cappella dell'ambasciatore del
Portogallo presso il Vaticano e alla fine di quell'anno assunse la medesima
carica in San Pietro, ove rimase fino al 1719. Fu probabilmente in questo
periodo che si recò a Londra, ove la sua opera
Il Narciso fu
rappresentata al Teatro Haymarket, diretta da Haendel. Ciò nondimeno, non
si conservano testimonianze precise sulla sua permanenza nella capitale inglese,
mentre è certo il suo trasferimento, nel 1720, a Lisbona. Presso la corte
portoghese
S. fu attivo come maestro di cappella e maestro privato di
musica dei componenti della casa reale. La sua attività in questo periodo
era rivolta soprattutto alla musica d'occasione, per le varie cerimonie di
corte: conserviamo la prima parte della
Contesa delle Stagioni (1720) e
sappiamo che un'altra sua composizione, il
Festeggio Armonico, fu
eseguita nel 1728 per le nozze dell'infanta del Portogallo. Rientrato in Italia
per breve tempo, seguì poi la principessa Maria Barbara a Siviglia, ove
soggiornò sino al 1733 come maestro di musica, seguendo la corte nei suoi
numerosi spostamenti. Nel 1738 vennero pubblicati a Londra gli
Essercizi per
gravicembalo, che
S. dedicò a Giovanni V per ringraziarlo
della nomina a cavaliere dell'ordine di Santiago; nel 1739 vennero date alle
stampe le
XIII Suites de Pièces pour le clavecin e, da allora, la
pubblicazione delle sue opere si intensificò gradatamente. I dati
relativi ai suoi ultimi anni di vita sono assai scarsi; probabilmente
soggiornò per un breve periodo a Dublino. Nel 1756 compose un
Salve
Regina. Tipico uomo del Settecento,
S. fece sue le tematiche del
secolo in cui si trovò ad operare. Le composizioni vocali giovanili non
si elevarono al di sopra di quelle dei molti contemporanei che si cimentarono in
questo campo, né uscirono dalla convenzionalità dell'epoca.
L'originalità dell'arte di
S. si mostrò nelle composizioni
vocali da camera; in questo ambito meritano una menzione l'aria
Consolati e
spera e la cantata
Pur nel sonno almen tal'ora. Capolavori autentici
produsse nell'ambito della musica sacra: lo
Stabat Mater e la
Messa di
Madrid, dove apparve distintamente la sua abilità contrappuntistica,
sono considerate tra le più belle pagine del Settecento, mentre il
Salve Regina rivela una sconcertante modernità. Eccellente
è la sua imponente produzione clavicembalistica, costituita da 550
sonate, un
corpus unico in tutta la storia della musica. Purtroppo, i
documenti sull'evoluzione della sua arte sono scarsi e l'unica fonte attendibile
è la pubblicazione degli
Essercizi. Caratterizzate da uno stile
ritmico, le sue sonate sono generalmente in un solo tempo, monotematico
(esposizione del tema, sviluppo e modulazione alla dominante, ritorno alla
tonica). La forma della sonata scarlattiana, ancora lontana da quelle di Bach,
Haydn e Mozart, in un certo senso sembra anticiparle (Napoli 1685 - Madrid
1757).